Dopo Lawrence, ecco il Renzi d’Arabia

 

Quando qualche giorno fa Matteo Renzi bacchettò “Giuseppi” Conte per il tuo timido, per non dire ambiguo, messaggio di congratulazioni a Joe Biden, dovemmo ammettere, obtorto collo, che sul punto aveva ragione. Non tanto per amore di Joe Biden, ovviamente, quanto per quanto lasciava sospettare circa la natura del giudizio politico che il Conte ormai dimezzato dava del quadriennio trumpiano e del protagonista del quadriennio stesso.

Egualmente, nell’interminabile elenco di critiche svolto all’operato del governo Conte stilato da Renzi, in occasione della crisi politica da lui stesso voluta e provocata, era giocoforza ammettere che su molti punti coglieva nel segno, per quanto, anche in questo caso, obtorto collo. Non che, per dire la verità, fosse molto difficile cogliere nel segno. Anche in caso di miopia acuta si poteva essere sicuri di centrare qualche bersaglio, tanto questa zattera della Medusa del cosiddetto “governo giallo-rosa” imbarcava acqua da tutte le parti. Un po’ come sparare sulla Croce Rossa, insomma.

Certo, Renzi non è stato nemmeno sfiorato dal sospetto di essere il responsabile principale di questa situazione che ha aspetti tragicomici ma è in realtà una vera e propria tragedia. Non solo e non tanto perché in ultima analisi è stato proprio lui l’artefice del parto di questo governo, da lui tenacemente voluto, anche contro il parere del tentennante PD, ma soprattutto perché è stato proprio il governo di Renzi che – scardinando quel poco che restava di decente nel nostro ordinamento costituzionale, politico e sociale – ha preparato il terreno al dilagare della destra e alla necessità di porvi rimedio in extremis con una “diga” (il governo Conte bis, appunto) edificata frettolosamente coi cocci parlamentari a disposizione, e che manifestamente sin dal giorno del suo insediamento mostrava di essere più simile a un colabrodo che a una diga di pur modeste proporzioni.

Tutto ciò è storia nota, e va ricordata solo come mementum per il nuovo colpo di scena, di cui Renzi è al solito il protagonista. Dunque, nel pieno della crisi governativa, tra una lezioncina di correttezza istituzionale impartita all’uno e all’altro, il nostro ha trovato il tempo di fare un salto in Arabia Saudita, dove a quanto pare il nostro senatore della Repubblica ha un discreto ruolo all’interno di una fondazione saudita, la Future Investiment Initiative (FII), «una riunione annuale di esponenti della finanza, della politica e dell’impresa che gli paga un compenso annuale che può arrivare fino a 80.000 dollari» [1].

Per brevità, tralasciamo alcuni aspetti non secondari (per esempio, è opportuno che un membro della Commissione Difesa, quale Renzi è, riceva soldi da una “fondazione” che è con ogni evidenza nient’altro che un’emanazione di un governo estero?).

Veniamo al punto. Causa la crisi di governo, il Renzi ha dovuto abbreviare il suo soggiorno in Arabia Saudita e il suo intervento al raduno annuale della FII è stato trasmesso con un video (il 28 gennaio), nel quale Renzi intervista il principe Mohammed bin Salman, arrivando a dire, dal canto suo: «Credo che l’Arabia Saudita possa essere il centro di un futuro Neo-Rinascimento» [2]. Già è grave fare un’affermazione simile a proposito di un Paese dove non esiste nemmeno il più pallido simulacro di democrazia, e dove, per limitarci a un paio di quisquilie, le donne sono ancora in una situazione che dire medievale è un oltraggio al Medioevo e dove gli avversari politici possono essere impunemente uccisi, fatti a fette e infilati in una valigia, come è capitato appunto a Kashoggi. Ma c’è di più. Renzi si era distratto, era stato preso da improvvisa amnesia, quando rivolgendosi a bin Salman, universalmente riconosciuto come il mandante di quell’omicidio seguito da squartamento, si è lasciato andare al seguente peana: «Penso che con la tua leadership e quella di re Salman il regno possa svolgere un ruolo cruciale»? [3].

Ora, come sappiamo, le sorti del governo, e pertanto in una certa misura anche quelle del Paese, sono nelle mani di questo disinvolto personaggio pronto a tutte le capriole e giravolte, che un momento ti dice “Stai sereno” e un momento dopo ti fa le scarpe, che sgomita per mettere in piedi un governo raccogliticcio e poi lo abbatte come se non fosse carne della sua carne, che introduce il job act e ora si dice molto preoccupato per l’ondata di licenziamenti in arrivo. E si potrebbe continuare a lungo. Ma ci arrendiamo. Non esistono categorie politiche nobili per definirlo. Si può parale solo di avventurismo, al servizio di un Ego ipertrofico. (Cristiano Dan)

Note

[1] Stefano Feltri ed Emiliano Fittipaldi, Voli privati e principi spietati. Renzi e gli affari con i sauditi, in «Domani», 28 gennaio 2021, pag. 3. Per un’esauriente ricostruzione dei fatti e del contesto si rimanda a questo documentato articolo.

[2] Si veda Giuliano Foschini, “L’Arabia è il Rinascimento”. L’ex premier sotto attacco, in «la Repubblica», 29 gennaio 2021, pag. 4.

[3] Ibid.

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