L’agonia degli intellettuali non allineati nella Russia di Putin

di Fernando Orlandi

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Marginalizzata l’opposizione politica negli anni di potere di Vladimir Putin, a incarnare il dissenso nei confronti del regime ora sono soprattutto singole personalità della scena culturale. E queste sono finite sotto l’occhio del Cremlino, al centro di una nuova caccia alle streghe. I mezzi di informazione controllati dal potere li accusano di tradimento, riferisce Ivan Nechepurenko, in un articolo pubblicato da The Moscow Times.

Passano gli anni e nulla cambia a Mosca. Questa pratica ricorda i tempi sovietici, quando gli intellettuali che venivano percepiti come un pericolo dal regime comunista venivano sottoposti a violente campagne di calunnie. Il ricordo non può che andare ai premi Nobel Boris Pasternak e Iosif Brodskii.

Domenica scorsa la rete televisiva nazionale NTV, di proprietà di Gazprom, ha mandato in onda una puntata di “Professione: Reporter”, dal titolo “I 17 amici della Giunta” (la “giunta” sarebbe il governo di Kiev), in cui una serie di scrittori, musicisti, giornalisti e imprenditori sono stati etichettati “quinta colonna” al soldo del nemico straniero. Una precedente puntata della stessa trasmissione era stata invece dedicata a “I 13 amici della Giunta” (per i sondaggi la trasmissione con il più alto rating della settimana 18-24 agosto).

Obiettivo della campagna di calunnie sono personaggi quali lo scrittore e poeta Dmitrii Bykov, autore tra l’altro di una importante biografia di Pasternak (di cui recentemente è stata ripubblicata una edizione in 2 volumi: Борис Пастернак. Биография, Вита Нова, 2011), il cantante rock Andrei Makarevich e l’artista hip-hop Noize MC.

L’emittente NTV è nota per questo tipo di campagne politiche a base di calunnie. In passato tra i suoi obiettivi ci sono stati oppositori di Putin, quali Boris Nemtsov e Il’ya Ponomarev. Sempre lo stesso canale televisivo controllato da Gazprom accusò l’ONG “Golos”, che si occupava di monitorare la regolarità delle elezioni, di essere nientemeno che al servizio della CIA.

Boris Akunin lascia la Russia

Lo scrittore Boris Akunin (pseudonimo di Grigorii Chkhartishvili) ha scritto nel suo blog, ospitato nelle pagine web dell’emittente “Eco di Mosca”, della sua intenzione di lasciare la Russia, un paese in cui non si trova più: come un uomo sobrio in mezzo agli ubriachi. Non emigrerà definitivamente, ma trascorrerà molto tempo all’estero: “Non ho niente in comune con la Russia di Putin, tutto mi è estraneo”.

Riferendosi alla guerra russa nell’Ucraina orientale ha scritto: “cammino per le strade di Mosca, guardo la gente, ascolto le conversazioni, e mi sento inorridito. Non vedono, non vogliono sapere, non pensano. Non sono le persone da biasimare. Hanno le loro vite, i problemi di tutti i giorni. Ma la cecità, la mancanza di pensiero e di imparzialità costa tanto in questi momenti storici. Difficoltà attendono il mio paese. Forse anche peggio di quelle adesso in Ucraina. Questa è la mia opinione sugli eventi recenti e non recenti. E non potete immaginare quanto vorrei sbagliarmi”.

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In italiano, numerosi libri di Akunin sono stati pubblicati da Frassinelli: “Gambetto turco. Scacco allo zar” (2000); “Assassinio sul Leviathan” (2001); “Il decoratore” (2002); “Il fante di picche” (2002); “Il consigliere di stato” (2003); “Incoronazione” (2004); “Le città senza tempo ” (2006); e “Il manoscritto segreto” (2008).