Respingimenti: precedenti agghiaccianti

 

La vicenda dei respingimenti di richiedenti asilo verso la Libia o altri paesi inospitali ha dei precedenti: tra il 1937 e il 1939 molte migliaia di ebrei vennero espulsi dalla Germania verso la Polonia, che tuttavia aveva un governo non meno antisemita che li sospingeva nuovamente verso la Germania. Tra questi sventurati c’era anche la famiglia Grynszpan, già respinta dalla Francia verso la Germania e da questa verso la Polonia, che la bloccò però definitivamente alla frontiera. Non era un caso raro, solo gli ebrei più facoltosi riuscivano ad acquistare un documento di qualche paese latinoamericano e un biglietto su una nave diretta oltreatlantico, gli altri erano sballottati da una frontiera all’altra. Anche la Svizzera apriva le porte solo ai pochi ebrei ricchi che arrivavano con parte dei loro beni, gli altri non avevano speranza.

Il caso dei Grynszpan, che era solo uno dei tanti, è stato sottratto all’oblio perché il più giovane della famiglia, Herschel Feibel, appena diciassettenne, era riuscito a nascondersi a Parigi, e decise di vendicare le sofferenze dei suoi cari uccidendo un diplomatico nazista, Ernst von Rath il 7 novembre 1938. L’omicidio servì da pretesto a Hitler per lanciare due giorni dopo in tutto il territorio tedesco il gigantesco pogrom ricordato come la “Notte dei cristalli”. Ho pensato molte volte a questa vicenda, ogni volta che qualche paese provvedeva a deportazioni forzate. Ad esempio Israele, che ha più volte tentato ulteriori “trasferimenti” di palestinesi, senza la minima reazione del resto del mondo. Altri di quelli respinti dall’Europa pagando un carceriere esterno (Erdogan o qualche milizia libica o l’esercito di paesi africani la cui democrazia è al di sotto di ogni sospetto) gravano sulla coscienza dei pochi che se ne accorgono. Gli altri non hanno coscienza e tanto meno l’intelligenza per capire che non c’è nessuna “invasione” di aspiranti criminali, ma una drammatica crisi mondiale, inarrestabile con i mezzi tradizionali: una volta imboccata la strada della barbarie, non c’è modo di tornare indietro. A preparare questo servono i ministri come la Pinotti o la Trenta, Minniti o Salvini, cinici esecutori di un progetto criminale che ha come solo sbocco possibile la guerra. (a.m.)

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