Un immigrato NoTAV

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Immigrato e NoTAV, è possibile?

 

Oltre l’imbarazzo delle associazioni di immigrati e nonostante il loro rapporto con il centrosinistra piemontese, io, immigrato, dico chiaro e forte che sto con la Val di Susa. E con Luca.

 

Karim Metref  da Il megafonoquotidiano

Oggi è il primo Marzo. In varie città d’Italia ci sono manifestazioni per i diritti degli immigrati. Contro la Bossi Fini. Contro i CIE? Non contro i Cie, no. Non siamo “estremisti”. Non balliamo mai fuori dalla pista assegnata. É di tutto ciò che dovrei parlare. Invece io, da vecchio cabilo con la testa dura come le rocce delle sue montagne, ho voglia di parlare della Valle di Susa e di buttarmi nella mischia del dibattito No-Tav Vs Sì-Tav. Anche se molti, soprattutto tra gli immigrati mi negano questo diritto.

Quella della Val Susa è una di quelle questioni che creano molto imbarazzo negli ambienti degli immigrati “impegnati”. Mi ricordo, due anni fa, durante una riunione affollata del (ormai defunto) Collettivo Immigrati Auto Organizzati di Torino, quando un membro albanese mise il tema sul tavolo. “avete sentito tutti quello che sta succedendo in Valle”, disse Ilir, il giovane e dinamico attivista, “io credo che come collettivo dobbiamo prendere posizione”. Silenzio nella sala. Tutti a guardare per terra.

Tra gli immigrati attivi nelle associazioni, nei sindacati… è solito considerare i partiti del Centro Sinistra come alleati. Dicono spesso di amarci. Gli piace tanto portarci a spasso per le vie della città il primo maggio. Qualche volta qualcuno di noi riesce persino a diventare “responsabile area immigrazione”. Sai che orgoglio quando prendi la parola in pubblico e dici “Mi chiamo Kadour Ben Kadour e sono dirigente dell’area Immigrazione del Partito X….” Oppure “Segretario Nazionale Ufficio Immigrazione del Sindacato Y…” Poi c’è quella lì, la Livia Turco che è sempre in TV a spiegare che gli immigrati sono una ricchezza per l’economia italiana. É talmente convinta di quello che dice che quando è stata al governo ha creato una specie di cassa forte dove vengono custoditi gli eccedenti di ricchezze inutilizzati dall’economia italiana: i CIE. Poi trovi sempre qualcuno che dice che sono lager per migranti…Ma sono tutte dicerie.

Insomma, comunque se ti comporti bene, qualcosa, gli amici del Centro sinistra, te lo danno sempre. Una sede per la tua piccola associazione, ti permettono di usare la fotocopiatrice, il telefono. Qualche volta, se bussi abbastanza spesso alla porta dei loro assessori, ricevi anche qualche finanziamento. Persino in questi tempi di crisi… Ma tutto ciò a una condizione devi piacere agli amici del Centro Sinistra. Dire sempre come dicono loro. E, a Torino, per la realizzazione della TAV, le amministrazioni di Centro Sinistra si sono sempre schierate a fondo, da degni eredi del movimento operaio, dalla parte dei padroni. E non siamo noi forestieri pidocchiosi a malapena tollerati nei luoghi di lavoro malsano e sottopagato, che romperemo questa bella armonia tra servo e padrone. Amen!

“Senti fratello”, si decise finalmente a dire Abdoulaye, dell’Associazione degli Studenti Africani, “La storia della Valle Susa non ci riguarda. Noi siamo immigrati, ci occupiamo di difendere i nostri diritti, promuoviamo le nostre culture d’origine, punto e basta. Questa storia è troppo grande per noi.”
In questi giorni in cui la lotta contro la realizzazione della linea Veloce Torino-Lione sta prendendo una piega veramente drammatica, mi torna in mente questo elemento e mi rammento che tra gli immigrati in Piemonte, quelli schierati apertamente a fianco dei Valsusini si possono contare sulle dita della mano. Dopo i miei interventi sul mio blog e altri mezzi d’informazione a favore della lotta (vedere questo ad esempio) molti mi hanno dato dell’incosciente. Come se ci fossimo portati con noi la nostra paura dei potenti, quella con la quale siamo cresciuti, ciucciata insieme al latte materno sin dalla nascita.

Io dico che immigrato e “No-Tav” è possibile. Immigrato e No-Tav, No-Dal Molin, No-inceneritori, No-discariche, No-impunità per i ricchi, No-stato di polizia per i poveri, No-pagamento della crisi delle banche dalle tasche dei poveri, No-alle guerre, no respingimenti, no guerra tra poveri, no lager per migranti.
Io vivo qua e da qui devo mettere il mio impegno per un mondo migliore. E in Italia il mondo migliore comincia dal contrasto alle opere faraoniche inutili e dannose a favore solo delle mafie del cemento e dell’acciaio. Che ne dicano gli amici del Centro Sinistra e il parroco del quartiere (che tra l’altro è No Tav anche lui).

Io sono No-Tav e conosco Luca Abbà, l’attivista caduto dal traliccio, da più di dieci anni. Non siamo amici, perché spesso abbiamo litigato sulle rispettive posizioni politiche, su questioni lontane dalla Tav. Ma ci conosciamo abbastanza. E so una cosa. Luca nella storia non aveva niente da guadagnare né da perdere. Come molti attivisti, era proprietario di un metro quadro di terra nella Val Clarea. Ma il suo gesto non era a difesa del metro quadro di proprietà privata. Era a difesa della Terra con una T maiuscola. Luca non aveva interessi diretti e la sua azione era una pura azione nonviolenta di resistenza: mettere la propria vita in pericolo senza minacciare la vita altrui. Se è caduto è perché la deontologia dell’uso della forza pubblica(che dovrebbe mettere l’incolumità del manifestante prima di ogni altra considerazione) non è stata rispettata nemmeno quella. Perché qualcuno ha detto che cominciare le trivellazioni passa prima di tutto anche della vita umana. Luca non aveva niente di personale da difendere in questa storia. I mandanti politici del suo incidente invece sono ammanicati con le mafie delle grandi opere fino al collo, e dai guadagni dei lor padroni dipende la loro carriera politica.

Io sono immigrato e sono anti TAV mi schiero con Luca e i suoi amici “anarco-insurrezionali” e non con gli amici del centro sinistra torinese. Perché Luca, anche se non andiamo molto d’accordo e non abbiamo esattamente le stesse idee politiche, è pulito, sincero, appassionato e disinteressato. Vorrei tanto poter dire la stessa cosa dei nostri amici…

Io sto da questa parte che non va mai in Tv e non dalla parte di quelli che dicono spesso in tv di amarci e che siamo una ricchezza. Anche se in questo momento su molte piazze d’Italia questi amici stanno manifestando insieme a noi per l’abrogazione della bossi Fini, per facilitare l’accesso alla cittadinanza ai nostri figli…
Sto da questa parte perché so che se domani perdo i documenti, come li hanno già persi centinaia di migliaia di persone, per colpa della Turco-Napolitano che ha legato la mia vita al mio contratto di lavoro, e se mi prendono per le strade di Torino mi porteranno nel CIE di Corso Brunelleschi, creato con la Turco-Napoletano. Perché so che quando sarò dentro, quelli per i quali abbiamo portato tante volte la bandiera in piazza il giorno del primo maggio, guarderanno dall’altra parte. Mentre Luca e i suoi amici anarco-insurrezionali, nonostante non andassimo d’accordo politicamente, mi cercherà, mi verrà a chiamare una volta al mese dall’altra parte del muro e mi getterà il suo numero scritto su una pallina da tennis. Per chiedermi al telefono se sto bene. Se non mi manca niente. E per dirmi che non sono solo.
Riprenditi presto, Luca. Non so se ti può aiutare in qualche modo, ma io sto con te. Non sei solo nemmeno tu.