Una nuova situazione politica in Portogallo?

 

 

Intervista a Francisco Louçã a cura di Ugo Palheta.

 

Economista ed ex portavoce del Bloco de Esquerda(Blocco di sinistra), Francisco Louçã commenta le elezioni législative portoghesi del 4 ottobre, sottolineando l’eccellente risultato del Bloco. Insiste in particolare sulle lezioni dell’esperienza governativa di Syriza, e soprattutto sul fatto che «non si può negoziare una ristrutturazione del debito senza essere pronti a rompere con l’euro». [Contretemps]

 

Come giudichi i risultati delle elezioni legislative che si sono tenute circa un mese fa in Portugallo ?

 

Il tasso d’astensione del 43 % è stato leggermente superiore alle cifre abituali, ma va relativizzato: l’astensione è stata gonfiata dall’emigrazione di circa 400.000 cittadini portoghesi durante gli anni della troika, e fra questi soprattutto giovani che, per quanto registrati come elettori, erano nell’impossibilità di votare perché residenti all’estero. Quanto ai risultati, sono noti: la coalizione governativa di destra ha subito un arretramento netto (perde 750.000 voti, cioè il 12 % e 25 deputati: il PSD [Partito socialdemocratico] e il CDS [Centro democratico e sociale] ottengono insieme meno voti del PSD da solo nel 2011), ma rimane la forza politica più votata. Il PS [Partito socialista] aumenta di 200.000 voti, ottiene 12 deputati in più ma resta distante dalla destra (7 punti percentuali in meno). Il PCP [Partito comunista portoghese] guadagna 4000 voti e un deputato. Infine, il Bloco [Blocco di sinistra] guadagna 260.000 voti e ottiene 19 deputati, divenendo così il terzo partito in ordine di grandezza, dopo il PSD e il PS, ma superando il CDS e il PCP. Oltre ad avere raddoppiato i seggi nei distretti di Lisbona, Porto e Setúbal, il Bloco è l’unica forza politica di sinistra che sia riuscita a eleggere deputati in quelli di Madera, Leiria, Coimbra e Aveiro.

Come è evoluta la situazione politica in Portogallo in queste settimane dopo le elezioni? La decisione del presidente della Repubblica Cavaco Silva, membro del PSD, di affidare alla destra il compito di formare un governo, nonostante sia in minoranza rispetto all’insieme delle forze di sinistra (PS, PCP e Bloco), può essere intesa come un colpo di Stato istituzionale (come è stato affermato)?

No. Dal punto di vista istituzionale la decisione di Cavaco Silva è normale. Egli incarica il leader del partito che ha ottenuto il miglior risultato di formare un governo. In questo modo è certo che aiuta il suo partito a drammatizzare il conflitto politico ed è altrettanto certo che il governo sarà bocciato in parlamento: ma si tratta di una tattica di breve respiro. D’altro lato, le trattative fra il PS e la sinistra proseguono, e sono difficili. Il PS ha già accettato di porre fine alle privatizzazioni e di fare marcia indietro sui tagli ai salari e alle pensioni di anzianità, ma divergenze importanti sussistono sulla gestione del debito pubblico e di quello estero, che condiziona la politica di investimenti e di creazione di posti di lavoro. Per i due partiti di sinistra [PCP e Bloco] partecipare a queste trattative era l’unica soluzione possibile, perché in caso contrario avrebbero permesso la sopravvivenza del governo che ha realizzato la politica della troika. Ma il PS ha fornito ben poche garanzie su una strategia alternativa, ed è proprio per questo che le trattative sono complesse. Il Blocco di sinistra mantiene le proposte formulate nella campagna elettorale e che rappresentano un vantaggio importante per le condizioni di vita delle lavoratrici e dei lavoratori e per la lotta contro le ineguaglianze.

Quali sono state le reazioni della sinistra e del movimento sindacale alla decisione di Cavaco Silva ? E, più in generale, fra la popolazione predominano indifferenza e apatia o indignazione? Cosa può succedere?

Fino a ora non vi sono state iniziative dei sindacati dei movimenti sociali. I sondaggi sottolineano un forte sostegno a una soluzione anti-austerità, e il Blocco di sinistra ha fortemente accresciuto la propria influenza dopo le elezioni, ma permangono numerose incertezze sul risultato finale. Non appena si vedrà nell’impossibilità di mantenere il proprio governo, la destra scatenerà una campagna d’intimidazione e di scontro politico: ma la sua posizione è minoritaria nel Paese. In ogni caso, già si notano delle divisioni all’interno del PS, che durante gli ultimi 40 anni di democrazia non aveva mai negoziato con la sinistra: e ciò può pesare sul risultato finale. La sinistra ha esercitato una forte pressione pubblica a partire dalla critica dell’austerità e dalla difesa di salari e pensioni.

Come hai già detto, il Blocco di sinistra ha ottenuto eccellenti risultati nelle elezioni. Quali, secondo te, ne sono stati gli ingredienti, in termini di campagna mediatica e di intervento militante? Quale politica ha sostenuto il Bloco durante le elezioni ?

La campagna elettorale del Bloco è stata molto audace: la sua portavoce, Catarina Martins, è stata l’unica dirigente di sinistra che ha accettato dibattiti televisivi sia con il Primo ministro (PSD) e con il Vice primo ministro (CDS), sia con i segretari generali del PS e del PCP. Nel corso di questi dibattiti, è apparsa come un’alternativa credibile, divenendo la personalità di sinistra più popolare in tutto il Paese. Ma, soprattutto, ha proposto una politica che rispondeva alla crisi economica e sociale, con proposte concrete sull’impiego, sui salari, sulla sicurezza sociale e sulla ristrutturazione del debito. La campagna elettorale ha guadagnato in ampiezza: 2000 persone si sono riunite a Lisbona nella prima settimana, seguite da diverse altre migliaia nei comizi dell’ultima settimana a Coimbra, Aveiro, Setúbal, Braga e Porto.

Che impatto ha avuto sulla vita politica portoghese la crisi europea innescata dalla situazione in Grecia ? Che posizioni hanno assunto i grandi partiti (PSD e PS) e il PCP ?

Il PSD e il PS hanno approfittato della crisi greca per sostenere che non è possibile disobbedire all’Unione europea. Il PCP è allontanato dalle posizioni del KKE [Partito comunista di Grecia] e in particolare ha sostenuto il referendum di luglio, al contrario dei compagni greci. Ciononostante, l’impatto è stato complessivamente forte, e la sinistra portoghese ha risentito dell’arretramento del governo greco.

Immagino che la prima esperienza governativa di Syriza, fra il gennaio e il settembre 2015, abbia provocato intensi dibattiti all’interno del Bloco. Puoi dirci in che termini si sono sviluppati ?

Il Bloco ha reagito con unità e coerenza sia alla speranza suscitata dalla vittoria di gennaio, sia alla disillusione provocata dall’arretramento successivo. La crisi greca ha dimostrato che non si può negoziare una ristrutturazione del debito senza essere pronti a rompere con l’euro.

Più in particolare, le posizioni del Bloco sulle questioni dell’Unione europea e dell’euro si sono modificate sensibilmente?

Del tutto. La crisi greca ha convinto il Bloco a adottare una posizione maggiormente critica di fronte al ricatto e alle minacce delle autorità europee e della Merkel in particolare.

I portoghesi sono generalmente considerati come molto favorevoli alla costruzione europea e all’euro. Su questa questione precisa, come è intervenuto il Bloco nel corso della campagna elettorale, e come sono state accolte le sue proposte ?

In occasione delle elezioni europee dello scorso anno, nelle quali il Bloco ha ottenuto il 5 % dei voti, il partito aveva già assunto una posizione molto critica sull’euro e sulla politica del governo tedesco. Nella campagna per le elezioni legislative, la destra s’è servita dell’evoluzione della politica di Syriza per attaccare il Bloco, date le buone relazioni esistenti fra i due partiti da diversi anni. Ma il Bloco ha preso chiaramente posizione contro l’accordo greco e ha mostrato come questo nuovo memorandum fosse irrealizzabile e nefasto; il popolo di sinistra ha capito questa risposta chiara.

Negli ultimi anni il Bloco ha avuto delle difficoltà, concretizzatesi sia in una serie di scissioni sia in un indebolimento elettorale, in particolare in occasione delle elezioni europee del 2014. Dall’esterno, ciò è apparso sorprendente dopo il successo delle elezioni europee del 2009 (10 %) e dopo le grandi mobilitazioni sociali del 2011. Come spieghi queste difficoltà ?

Le difficoltà sono dipese dal distacco sia dei settori più vicini alla socialdemocrazia, sia di altri gruppi (morenisti, eccetera). È un’evoluzione del tutto comprensibile in un partito sottoposto a grandi pressioni, dovute alla crisi, alla politica della troika e al suo successo. Queste scissioni hanno prodotto quattro nuovi partiti: MAS [Movimento Alternativa socialista] e Agir, che si sono alleati con due partiti di destra (e hanno ottenuto lo 0,3 % dei voti), e Livre e Tempo de Avançar, che si sono alleati tra loro (e hanno ottenuto lo 0,7 %). Credo che queste formazioni politiche, fortemente penalizzate nelle elezioni, siano in via di dissoluzione.

Alle ultime elezioni europee il PCP sembrava in migliore posizione del Bloco. Ciononostante non è riuscito a progredire e ha anche ottenuto meno seggi del Bloco. Come spieghi questa stagnazione di un PCP che resta pur sempre centrale, in particolare nel movimento sindacale, e di che tipo sono oggi i rapporti fra Bloco e PCP ?

A livello istituzionale i rapporti fra i due partiti sono adeguati e frequenti. Nella lotta sociale, dipende dai settori. Per il PCP, che sperava in un importante aumento elettorale e in un indebolimento del Bloco, il risultato è stata una grossa disillusione. Comunque questo partito concorre con noi ad aumentare la pressione nei fronti unitari.

La rabbia sociale, anche se da diversi anni non si trasforma in ampie mobilitazioni, sembra accumularsi fra i lavoratori e fra i giovani. Tuttavia, il Bloco non ha sperimentato una traiettoria simile a quella di Syriza. Come spiegarlo?

Molto semplicemente perché il PS, al contrario del PASOK, era all’opposizione e non al governo e perché la lotta sociale è stata più debole in  Portogallo che in Grecia. Gli anni della troika hanno rappresentato una sconfitta sociale per il movimento popolare in Portogallo. [5 novembre 2015]

Traduzione dal francese di Cristiano Dan.

 

Originale in http://www.contretemps.eu/interview…

 

[POSTSCRIPTUM – La situazione evolve rapidamente in Portogallo. Ieri, 7 novembre, s’è raggiunto un accordo fra Partito socialista, Blocco di sinistra, Partito comunista portoghese e Partito ecologico I verdi (da sempre alleati del PCP nella Coalizione democratica unitaria) per un programma di governogoverno del PS, con l’appoggio esterno degli altri tre partiti -. I socialisti hanno accettato una settantina di proposte dei partiti di sinistra, alcune delle quali rappresentano effettivamente un radicale cambiamento di indirizzo della socialdemocrazia portoghese: per esempio il blocco delle privatizzazioni, la fine dei tagli a pensioni e salari, il graduale aumento del salario minimo, l’abolizione di alcune controriforme sui licenziamenti e il lavoro precario, eccetera.

Il prossimo appuntamento è martedì 10, quando il governo PSD-CDS “dovrebbe” cadere in parlamento e il presidente della Repubblica Cavaco Silva “dovrebbe” incaricare il leader del PS Costa della formazione di un nuovo governo. Il condizionale è d’obbligo, perché la destra sta montando una campagna (ultima trovata un “Manifesto di 110 piccoli e medi imprenditori”pochissimi i piccoli, molti i grandi) contro l’eventualità di un governo di sinistra e a favore di un Grande Centro PS-PSD. Se si tiene conto del fatto poi che in dicembre si voterà per il nuovo presidente della Repubblica e che da qui ad allora e da allora sino a giugno secondo la costituzione il parlamento non potrà essere sciolto, ce n’è abbastanza per ritenere che la situazione portoghese merita di essere seguita da vicino. (c.d.)]