Cambiamenti in America Latina

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AMERICA LATINA

 

CAMBIAMENTI IN CORSO (MA VERSO DOVE?)

 

Frida Modak, già responsabile dell’ufficio stampa di Salvador Allende e da qualche tempo attiva commentatrice delle vicende latinoamericane, ha scritto un articolo dal titolo America Latina – El momento del cambio? che merita un breve commento. I primi due elementi di cambiamento, e che la Modak sembra valutare positivamente, sono il rientro in Honduras dell’ex-presidente Manuel Zelaya e lo scontro in atto in Colombia fra l’attuale presidente Santos e l’ex presidente Uribe, unitamente al fatto che, dopo la bocciatura da Parte della Suprema Corte per incostituzionalità delle modalità decisionali di concessione di 7 basi militari agli Stati Uniti, Santos non ha ripresentato alcun progetto in proposito. Peraltro la Modak segnala anche come Panama e Costarica abbiano invece già aperto le porte a contingenti militari statunitensi.

 

Altro elemento di cambiamento è il nuovo rapporto fra Colombia e Venezuela, che ha consentito che come successore di Kirchner come segretario generale di Unasur -l’Unione delle nazioni sudamericane che comprende Argentina, Brasile, Bolivia, Colombia, Cile, Ecuador, Guyana, Paraguay, Perú, Surinam, Uruguay e Venezuela- sia stata nominata la ex ministro degli esteri colombiano María Emma Mejía, con un accordo staffetta che fra un anno la vedrà sostituita dal venezuelano Alì Rodriguez.

 

Cambiamenti certo, ma non necessariamente positivi, i primi due citati, e decisamente negativi i secondi.

 

Il ritorno di Zelaya in Honduras, frutto dell’accordo di Cartagena fra Santos e Chavez, avviene mentre prosegue l’eccidio di contadini nel Basso Aguan (“la palma africana cresce irrorata dal sangue dei contadini” è stato scritto), e ha spaccato in due il movimento di resistenza al governo Lobo. Mentre i nuovi rapporti fra Santos e Chavez, sottolineati dalle consegne del secondo al primo di veri o presunti guerriglieri delle Farc, sono anche portatori di sconcerto e di dissociazione nel fronte bolivariano in un momento delicato nei rapporti fra Chavez e parte dei suoi sostenitori.

 

Intanto a El Salvador il presidente Maurizio Funes sconcerta i suoi sostenitori (Funes era stato il candidato presidenziale vincente del Fronte Farabundo Martí di Liberazione Nazionale) avallando uno sconcertante provvedimento sul funzionamento futuro della Corte Costituzionale e confermando il suo già evidente allontanamento dalle speranze di cambiamento in lui riposte.

 

Ma altri cambiamenti in atto sono dimenticati dalla Modak, primo fra tutti la vittoria di Humala nelle elezioni in Perù, vittoria che, come scrive Raúl Zibechi su La Jornada[1], <Alianza del Pacífico (siglata nei mesi scorsi dai tre stati sudamericani filostatunitensi, Colombia, Perú e Cile ndt) e la Unasur e il Mercosur dove il Brasile gioca un ruolo determinante.>>

 

In Ecuador i rapporti di forza fra governo e opposizione di sinistra sembrano modificarsi, dopo la “vittoria/sconfitta” del primo nel risultato del voto referendario su 10 quesiti preliminari alla modifica in senso regressivo della Costituzione del 2008. Mentre il governo “progressista” di Rafael Correa scivola verso destra, il movimento che ne aveva decretato il trionfo appena due anni or sono si spacca e sinistra politica e movimento indigeno si riavvicinano. Anche in Bolivia alcune importanti componenti del Patto di Unità di azione che aveva portato Morales al potere nel 2005 hanno ripreso la propria autonomia (CIDOB, CONAMAQ, COB) e sono in aperto contrasto con il governo.

Infine in Messico,molta gente sembra sia veramente giunta “hasta la madre”, al limite di sopportazione. Mentre a Oaxaca la battagliera sez. XXII che riunisce 70mila maestri rurali ha riaperto con decisione le ostilità contro il governo locale, i movimenti partecipanti alla “Carovana della Pace con giustizia e dignità” in marcia da Città del Messico a Ciudad Juarez hanno sottoscritto, non senza animate discussioni, il Pacto Nacional con Justicia y Dignidad, che chiede la fine immediata della attuale strategia di guerra e la smilitarizzazione delle funzioni poliziesche con il rientro dell’esercito nelle caserme. Ma il programma del Patto va assai oltre e chiede di cancellare la Iniciativa Mérida (l’accordo fra governo messicano e statunitense con le sue sinistre somiglianze con il Plan Colombia), oltre a introdurre nuovi temi di politica comune quali la difesa dei diritti indigeni, l’organicità del movimento ora creatosi e la riforma del codice del lavoro.

Cambiamenti in atto si, e assai più ampi del panorama tracciato dalla Modak. Con esiti non scontati a priori. Un denso pacchetto di eventi che impegnerà l’analisi dei partecipanti al III Seminario America Latina che si svolgerà a Cortona dal 22 al 24 luglio prossimi (richiedere eventuali notizie sul seminario a [email protected]) e sui quali stiamo depositando specifici documenti sul sito www.kanankil.org – America Latina – Seminario di Cortona.

Dal MININOTIZIARIO AMERICA LATINA DAL BASSO  n.24 / 2011 del 12-06-2011

                                A cura della Fondazione Neno Zanchetta

 


[1] www.rebelion.org/noticia.php?id=130227