Cambiare si può: si parte?

Cambiare si può: si parte?

 

Una premessa: il punto interrogativo nel titolo è dovuto alla preoccupazione che il progetto di una lista a sinistra del PD si riduca a poco più che una scialuppa di salvataggio (o piuttosto una zattera raffazzonata) a disposizione dei resti del ceto politico che ha portato alla distruzione la sinistra. Lo indicano sia alcuni interventi di notabili del PRC che ho sentito o letto, e ora questo articolo di Paolo Ferrero, che indica chiaramente l’ipotesi a cui pensa: un’alleanza con chi ci sta, indispensabile "per governare", cioè per poter avere qualche eletto per dialogare poi col PD. Quindi intanto con De Magistris, anche nel caso che venisse confermata la sua disponibilità ad un alleanza successiva col PD a cui ha fatto accenno in diverse occasioni, ma anche con i resti dei Verdi e perfino dell’Italia dei Valori, che pure attraversa una crisi profonda più che meritata.

Se fosse così e “si partisse”, non si andrebbe da nessuna parte. Sarebbe una brutta copia, in piccolo, delle liste Arcobaleno, o comunque verrebbe percepita come tale.

Premetto che nelle assemblee in cui ho sentito sollevare la pregiudiziale nei confronti dei compagni del PRC, l’ho rifiutata nettamente: i compagni del PRC sono indispensabili al progetto, non fosse altro che per la loro lunga esperienza di militanza nei movimenti, ma anche di quelle scadenze pratiche inevitabilmente connesse a una presentazione elettorale. Tuttavia in questa fase, mi sembra giusto il veto alla candidatura di chi ha avuto ruoli recenti come deputato o consigliere o altro incarico nelle istituzioni, da qualsiasi partito provenga. Erano stati tutti bravissimi nell'imparare subito le regole della convivenza e della "coesistenza pacifica" col nemico di classe.Questo veto è una richiesta comprensibile, che non può trovare che consenzienti gran parte dei militanti del PRC, che nella loro vita politica hanno dovuto ingozzare tanti rospi forniti da dirigenti inamovibili, e si sono trovati quasi sempre a dover votare candidati imposti dall’alto nelle liste.

Figuriamoci se, come Ferrero propone, la coalizione si “allargasse” persino all’IDV, che una base non l’ha avuta mai, ed ora è ridotta per giunta a quanto rimane del ceto politico dirigente, dopo le fughe dei vari Scilipoti e simili raccattati per anni da Di Pietro. Che bel modello di partito “nuovo” verrebbe fuori!

Comunque riporto integralmente l’intervento di Ferrero (i neretti sono miei), che per altro è positivo, perché esprime l’appoggio complessivo del PRC a un progetto ancora fragile, ma che in ogni caso può contribuire a riaprire un dibattito nella sinistra.

(a.m. 8/12/12)

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Cambiare si può: si parte

di Paolo Ferrero

8 12 2012 – Fonte: controlacrisi.org

L’assemblea di “Cambiare si può” del 1 dicembre  scorso rappresenta un passaggio importantissimo. In quella assemblea infatti si è deciso di verificare attraverso assemblee sui territori se vi sono le condizioni  per dar vita ad una lista di sinistra, autonoma dal centro sinistra e avversa alle politiche neoliberiste. Quanto andiamo proponendo da mesi sulla necessità di aggregare tutte le forze  – sociali, politiche, culturali, associative – disponibili a costruire una lista di sinistra fuori dal centro sinistra trova quindi un primo importante momento di concretizzazione. Si tratta di un punto fermo per noi decisivo. All’interno di questo positivo indirizzo politico vi sono certo diverse culture politiche, tra di loro non di rado in contrasto. Si tratta di una condizione fisiologica di cui non occorre spaventarsi. Ogni processo di apertura di uno spazio pubblico è destinato ad essere attraversato da diverse ipotesi e sensibilità. Il nodo è affrontare queste diversità con calma e pazienza, nel reciproco ascolto, per cercare di individuare una strada che non faccia fare due passi indietro a nessuno ma piuttosto un passo in avanti a tutti. Il punto fondamentale è infatti il dar vita ad una lista di sinistra che sia in grado contemporaneamente di fare una critica al neoliberismo e alla degenerazione della politica tipica della Seconda repubblica. In questo quadro valuto molto positivamente che queste diversità si possano confrontare all’interno di un processo democratico e partecipato che comincerà con le assemblee provinciali del 14, 15 e 16 dicembre. Il punto fondamentale è quindi operare per la piena riuscita delle assemblee provinciali, allargando al massimo i soggetti coinvolti nel percorso costituente della lista. In altre parole il punto fondamentale posto dall’assemblea del primo dicembre è l’orientamento politico e il tratto innovativo che deve esprimere la lista, il resto verrà discusso democraticamente nel percorso di costruzione che è chiaramente aperto, democratico e plurale.

Nei prossimi giorni vi saranno poi altri appuntamenti che possono costituire un arricchimento e un allargamento della costruzione della lista. Il 12 dicembre De Magistris presenterà il suo movimento arancione che  dichiaratamente vuole operare per la costruzione della lista unitaria. Il 15 dicembre da parte sua l’Italia dei Valori scioglierà le riserve riguardo alla collocazione politica nelle prossime elezioni. Ho ragione di credere che anche l’Italia dei Valori deciderà di partecipare alla nostra impresa. Così come, in questo processo di allargamento, confido si possa aprire un dialogo proficuo con i Verdi. Il processo cominciato il primo dicembre si potrà e si dovrà quindi arricchire sia sul piano degli interlocutori politici che sul piano dei soggetti associativi, dei comitati, delle realtà territoriali e sindacali che costituiscono la vera spina dorsale della sinistra diffusa italiana.

Non resta quindi che lavorare per la costruzione di questa lista di sinistra, con la precisa consapevolezza che si tratta di un passaggio decisivo per la ripresa e il rilancio della sinistra antiliberista in Italia. Occorre costruire uno spazio pubblico di sinistra che sia in grado di aggregare tutta la sinistra diffusa e di farci uscire da una condizione di minorità che rischia di essere il principale ostacolo al dispiegarsi della nostra proposta anticapitalista. Il Partito della Rifondazione Comunista ne farà quindi parte con spirito unitario e costruttivo. Come avrebbe detto un grande rivoluzionario, si tratta di fare un passo indietro per farne due avanti.

Paolo Ferrero