Celebrare le guerre per preparare la guerra

 

I compagni della rete antiliberista di Cattolica(Rimini) mi hanno segnalato un penoso comunicato dell’ANPI locale su una iniziativa che si terrà oggi in quella città.

MERCOLEDI 30 DICEMBRE alle ore 11 nell'atrio della residenza municipale di Cattolica alla presenza di tutte le autorità civili e religiose e delle associazioni combattentistiche verrà scoperta la LAPIDE in marmo dedicata a tutti i combattenti CADUTI DI GUERRA residenti a Cattolica o cittadini onorari: dalla guerra di Cina (1900), attraverso la prima guerra mondiale (1915/1918) fino all'ultima (1940/1945). Un atto doverosonell'anno centenario dell'inizio della prima guerra mondiale e 70° anniversario della Liberazione – verso tutti coloro che compirono il loro dovere riconoscendosi nello Stato italiano, nella sua evoluzione dalla monarchia alla Repubblica, fino all'ultimo sacrificio. Sulla lapide sono riportati i nomi di cittadini militari caduti o dispersi durante i grandi conflitti che hanno insanguinato il mondo, indicandoci con il loro carico di morte e di dolore la via della pace come obbiettivo. Come ANPI abbiamo curato in prima persona la ricerca dei nominativi da inserire. Tra di essi sono inclusi i nomi dei nostri partigiani: Agostino Cecchetti, morto a seguito di un rastrellamento fascista; Libero Bianchini, vittima di un incidente stradale mentre tornava da una missione compiuta per conto della Resistenza locale; Domenico Rasi e Vanzio Spinelli, militi della RSI fucilati a Cattolica per collaborazione con i partigiani; Egidio Renzi, catturato a Roma e martire delle Fosse Ardeatine.

I compagni locali avevano risposto con questo comunicato:

In riferimento al comunicato dell' Anpi di Cattolica sulla cerimonia di inaugurazione di una lapide in memoria dei caduti di guerra che si terrà nel municipio, il 30 dicembre, Spazio Rosso esprime il proprio dissenso. Se è compito dello Stato e delle sue istituzioni celebrare i soldati che in tutte le guerre passate sono stati mandati al macello per difendere le mire espansioniste e gli interessi del capitalismo italiano, dovere dell'Anpi dovrebbe essere quello di distinguere tra chi ha combattuto per cacciare i fascisti ,come i partigiani, e chi invece lo ha fatto per sostenere gli interessi coloniali, come il contingente di volontari italiani, inviato in Cina nel 1900, per reprimere la rivolta dei boxer e stabilire nuovi insediamenti e colonie. Infatti, come ha scritto e documentato lo storico Angelo del Boca : " Il contingente italiano prese parte, con gli altri contingenti, a stragi, a saccheggi, a incendi di interi abitati, alla decapitazione pubblica di Boxer o presunti tali." Sono forse questi "coloro che compirono il loro dovere riconoscendosi nello Stato italiano, nella sua evoluzione dalla monarchia alla Repubblica, fino all'ultimo sacrificio” come sostiene nel suo comunicato l'Anpi di Cattolica? Perché, a questo punto non inserire anche i combattenti morti nelle avventure coloniali in Africa? Forse solo perché una buona parte di quelle spedizioni era stata condotta sotto il regime fascista? Eppure, la stessa Anpi nazionale afferma in uno studio sul colonialismo italiano che: “il passaggio tra lo Stato liberale e il Regime Fascista avviene, in materia di politica coloniale, senza svolte particolarmente in un quadro di sostanziale continuità". E allora che differenza ci può essere tra i crimini coloniali compiuti dal regime fascista e lo Stato liberale. Noi riteniamo che l'unico modo per celebrare i milioni di soldati inviati al macello nei conflitti passati sia quello di battersi in maniera intransigente contro la guerra e contro l'invio di contingenti militari all'estero. Ma, per favore, non mischiamo i partigiani con gli oppressori coloniali.

Sono ovviamente d’accordo, anche se non considero l’episodio solo una scivolata di un gruppo locale. Il PD si è sempre preoccupato che l’Anpi avesse una direzione assolutamente subalterna, che ha controllato questa organizzazione già nei lunghi anni in cui il PCI si trasformava in PDS e poi PD. Da anni l’Anpi ha attirato dei giovani col mito della resistenza, ma presentandola in una interpretazione edulcorata ed interclassista che nasconde o denigra ogni sua componente rivoluzionaria e non spiega affatto come è stata possibile la rapida e feroce restaurazione dello Stato borghese, il recupero di gran parte dell’apparato repressivo fascista, la persecuzione di tanti partigiani iniziata già mentre i comunisti erano al governo. Non a caso alcuni vecchi tromboni sono stati utilizzati per attaccare nei dibattiti nelle scuole l’ottimo libro di Claudio Pavone e l’idea stessa che la resistenza fosse non solo e non tanto una guerra nazionale guidata dal re che aveva avallato il fascismo, ma anche una vera guerra civile che ha contrapposto classi e forze politiche in Italia (e in Europa).

E oggi, che risuonano sempre più forti le trombe di guerra e si preparano interventi militari italiani in Libia e magari in Siria, e si rilancia il culto dei caduti in tutte le guerre (alcune taciute nel comunicato ma in genere non nelle lapidi) presentandoli con retorica patriottarda come coloro che “compirono il loro dovere riconoscendosi nello Stato italiano, nella sua evoluzione dalla monarchia alla Repubblica, fino all'ultimo sacrificio”, l’Anpi si schiera penosamente. Sarebbe bene riaprire il dibattito su cos’è stata la resistenza, e cosa non è stata, non per fatalità, ma per precisa scelta politica di quel PCI che già allora difendeva gran parte del passato coloniale, nascondendone gli orrori o attribuendoli solo al periodo fascista, mentre erano una costante fin dalle prime imprese. Di cui è bene ricordare sempre che vi furono mandati a morire giovani analfabeti del tutto ignari dello scopo a cui venivano sacrificati. Ad esempio, proprio tra chi partiva per la Cina, risultò che alcuni credevano di andare a combattere in Africa i boeri, e non i Boxer in Cina…

E delle guerre sarebbe bene non nascondere neppure l’orribile e sistematico uso della decimazione e del ricorso ai carabinieri per fucilare sul campo chi esitava rispetto a ordini insensati di ufficiali incapaci o criminali…

(a.m.30/12/15)