Michel Warchawski fa il punto sul dibattito in Israele

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Israele

Netanyahu, Benett, Herzog… Chi è più a destra?

di Michel Warchawski

Nell’ultima riunione del governo israeliano, grande scontro tra il ministro dell’Istruzione, Naftali Benett e Benjamin Netanyahu sull’eventuale ritiro delle truppe occupanti israeliane dalle città palestinesi… dove peraltro, stando agli accordi sottoscritti tra Israele e l’OLP, non avrebbero assolutamente dovuto trovarsi. Netanyahu avrebbe addirittura minacciato il suo alleato governativo di metterlo alla porta.

Quel che Netanyahu capisce, e che Bennett si rifiuta di prendere in considerazione, è innanzitutto una certa irritazione nella cosiddetta “comunità internazionale” per l’impantanarsi di quello che alcuni continuano a chiamare il “processo di pace”… E la stessa necessità per lo Stato di Israele di continuare a collaborare con le forze di polizia palestinesi, che svolgono parte del lavoro sporco nelle città della Cisgiordania e alle quali le incursioni israeliane rendono più difficile il compito.

L’iniziativa francese

Sullo sfondo di questo dibattito interno c’è l’iniziativa di Jean-Marc Ayrault di convocazione di una conferenza internazionale, per sbloccare la situazione esercitando una pressione «su entrambe le parti»… Quasi che le responsabilità del blocco fossero simmetriche.

L’iniziativa francese ha scarse probabilità di riuscita, ma perlomeno ha costretto a muoversi il Primo ministro israeliano. Se le sue ultime dichiarazioni hanno fornito agli avversari (ma membri del suo governo) l’occasione per un rilancio di nazionalismo, esse hanno ottenuto l’avallo delle forze di sicurezza che, quanto a loro, sono consapevoli sia dell’importanza della collaborazione con le forze di polizia palestinesi, sia dei costi che comporta la massiccia presenza dell’esercito israeliano.

Per rafforzare la propria immagine di capo dell’estrema destra, il Primo ministro israeliano ha deciso la convocazione di una riunione di governo… sull’altopiano del Golan siriano, ribadendo che il Golan è parte integrante ed eterna di Israele… Dichiarazioni del genere non gli avevano impedito, vent’anni or sono, di negoziare con il presidente Hafez el-Hassad il possibile ritiro da questa parte “integrante ed eterna” di Israele…Se ne ricava che i rapporti di forza internazionali contano più di tutte le ideologie e le promesse elettorali.

L’originale e la copia

Per ostentare questi rapporti di forza, tuttavia, servirà ben di più di una conferenza internazionale alla quale palestinesi e israeliani non sono di certo invitati. Netanyahu si sente infatti forte, con un’opinione pubblica slittata molto a destra, come conferma un recente sondaggio in cui i due terzi della popolazione chiedono che non sia processato il soldato che ha assassinato un palestinese già immobilizzato e ferito gravemente…

Quanto al capo dell’opposizione, Yitzhak Herzog, tenta disperatamente di arrestare l’inesorabile declino del Partito laburista spostandosi ancora più a destra del Likud. Non ha appena detto di essere stufo di «essere considerato un sostegno per gli arabi» e che è ormai ora di cambiare l’immagine del partito? Un calcolo elettorale penoso e votato al fallimento: come sanno i/le lettori/lettrici francesi, l’elettorato preferisce sempre l’originale alla copia, specie quando quest’ultima è insipida e non ha altro odore… se non quello del razzismo che aleggia tutt’intorno..

[da L’Anticapitaliste (28/04/2016) – https://npa2009.org/actualite/international/israel-netanyahou-benett-herzog-qui-est-le-plus-droite]